Opera dei Pupi
Il Teatro Siciliano delle marionette si manifesta nella storia del meridione d’Italia per un periodo di circa duecento anni. Nel 2001 ottenne il meritato riconoscimento da parte dell’Unesco di Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità. Piccoli teatrini stabili e mobili, che offrivano spettacoli serali, iniziarono a diffondersi nei primi anni del XIX secolo, scomparvero via via con il diffondersi dei cinema e della televisione.
Pupi siciliani Enrico Mezzasalma
Enrico Mezzasalma nasce a Messina negli anni venti del novecento da padre carrettiere. Inizia la sua attività di puparo operando come manovratore- maniante al seguito dell’opera dei pupi di Ettore Cortese. Continua la sua attività in città con Nino Cocivera, presso il teatro Don Orione, dividendosi i compiti di manovratore- parlatore. Negli anni 50 compra i pupi di Ettore Cortese e quelli di Giuseppe Cambria, suocero di Cocivera, e si mette in proprio inaugurando un nuovo teatro nel Rione Taormina. Negli ultimi anni della sua carriera, abbandonato il suo teatro lavora come manovratore con Michele Spadaro Cimarosa. Muore negli anni 80. la raccolta dei pupi siciliani risulta catalogata e vincolata dalla Soprintendenza di Messina ai sensi dell’art.13 del D. Lgs. NR 42\2004 in quanto dichiarata di eccezionale interesse etno-antropologico.
Cartelloni opera dei pupi
I cartelloni avevano la funzione di richiamare i passanti e di attirare la loro attenzione. Essi contenevano un invito ad entrare per assistere allo spettacolo, avevano la funzione dell’odierno manifesto. Il disegno era molto sommario, i colori, al contrario, erano molto vivaci. I cartelloni nella Sicilia Orientale erano realizzati solitamente su carta spessa da imballaggio, rappresentavano un’unica scena ed erano dipinti con colori a tempera. Le dimensioni variavano, ma di norma, erano di circa due metri di base per un metro e mezzo d’altezza. Sul manifesto veniva a volte applicato un foglio di carta bianca sul quale era scritto il programma della serata e l’ora d’inizio dello spettacolo. Nella Sicilia occidentale il cartellone era simile alla tabella del cantastorie, diviso cioè in più riquadri raffiguranti i fatti salienti della storia dipinta su tela e con sviluppo verticale.